MUSICA TECHNO ED ECSTASY

19 Dicembre 2018 6 di Roberto Torresi
Tendenze e stili nelle discoteche e nei luoghi ricreativi dell’area romana negli anni ‘80

(Relazione per la formazione di operatori dei servizi sociali all’interno del corso “I giovani e le droghe stimolanti” – 1997) 

Dentro il fenomeno: una strategia metodologica

Con questa relazione cercherò di riportare le conoscenze che ho acquisito nella mia attività di disc jockey nei locali notturni, dall’80 al 95, e come psicologo, in qualità di coordinatore del Progetto Mosaico nelle discoteche e nei luoghi ricreativi.

L’obiettivo che mi propongo è la descrizione di quel fenomeno che è l’avvento della techno nella fruizione del tempo libero dei giovani. Sarà inevitabilmente una descrizione parziale anche se farà riferimento a due osservatori complementari, quello ex cathedra, cioè dalla consolle della discoteca, e quello sul campo, maturato nei diciotto mesi di intervento .

Conoscere cosa rende tanto appetibile un giovane oggi identificarsi nel lifestyle della generazione techno, permette, a chi ne è al di fuori, di sintonizzarsi con il target. E’ così possibile evitare di incorrere in quei pregiudizi che generalmente vengono utilizzati, laddove ci si confronta con un fenomeno che non si riesce a comprendere.

Le sottoculture , ovvero quelle che vengono definite nuove tendenze, nascono per contrastare pressioni di carattere socioeconomico, che altrimenti tenderebbero ad emarginare dalla società dei consumi le classi meno agiate. Il cambiamento ricercato è frutto di un malessere (nessuno infatti modifica un equilibrio a lui funzionale). Una sottocultura attuale è quella degli squatter , che si ribellano al sistema non comunicando nei canoni tradizionali.

Le sottoculture assolvono un bisogno fondamentale dei giovani, l’espressione della loro autonomia, attraverso la creatività. E’ questo che dà impulso all’autoimprenditorialità giovanile, favorita dalla diffusione delle tecnologie a livello di massa, soprattutto grazie all’informatizzazione delle diverse forme d’arte (musica, ma anche disegno, fotografia, cinema…). E’ la cosiddetta democraticizzazione delle produzioni creative. La fortuna della musica House e Techno è legata proprio allo stimolare la creatività dei giovani, in modo impensabile soltanto qualche anno fa.

Altro bisogno perseguito dai giovani riguarda il recuperare il passato , sia nei contenuti , sia nelle tradizioni. La moda trash diventa una reazione alla logica consumistica imperante dagli anni ‘80, riutilizzando, cioè, ciò che altri hanno scartato. In questo modo si esprime la propria creatività che corrisponde ad utilizzare un qualcosa di vecchio in maniera diversa, ciò che è alla base del cosiddetto pensiero divergente . Nella musica questo fenomeno è riscontrabile nel fenomeno delle cover , ovvero il riarrangiare in chiave moderna brani del passato.

Nella sottocultura cyberpunk , corrispondente al rapporto tra uomo e tecnologia, infatti quest’ultima viene utilizzata come mezzo per ottenere una maggiore liberalizzazione dell’informazione, la merce di scambio degli anni ’90, oggi non più vincolata a proprietà e copyright (si consideri in questo senso l’enorme interesse riscosso da internet)

La Loveparade di Berlino o L’Energy a Zurigo, manifestazioni che si svolgono tutti gli anni, rispettivamente a Luglio ed ad Agosto, dove partecipano oltre un milione di ragazzi deve far riflettere. Non si tratta solo di un fenomeno legato a musichette da intrattenimento o all’assunzione di pasticche, ma rappresenta qualcosa di significativo per i ragazzi che ci vanno, provenendo da tutta Europa.

E’ mia intenzione mettere in luce l’attuale ruolo socializzante che rivestono le discoteche per una larga parte di ragazzi, uscendo fuori dalla rigida categorizzazione che intende le sale da ballo come luogo demoniaco dove ci si droga, dove si trasgredisce, dove si va per non pensare.

Oggi la discoteca, secondo i rapporti IARD, risulta essere il principale luogo di aggregazione e di consumo di tempo libero dei giovani, in maniera molto più significativa degli stadi, di teatro e cinema.

Nel 1976 cominciai a frequentare le discoteche come cliente. Ballare aveva un grande significato per me: stare con i miei amici e sentirmi autonomo rispetto alla mia famiglia che non vedeva di buon occhio quella passione.

Nel 1980 sono passato dall’altra parte, dietro la consolle, e la passione è divenuta anche un modo per raggiungere la mia indipendenza, non solo economica.

E’ per questo che ritengo che affermare che la discoteca sia luogo deviante tout court corrisponda ad una grossolana generalizzazione.

E’ questo il motivo per cui gli operatori impegnati nel progetto hanno sempre mantenuto uno stile di intervento orientato all’osservazione ed alla ricerca (definito dall’equipe atteggiamento antropologico) , per comprendere le diverse realtà che incontravano e non essere influenzati da quanto riportato dalla letteratura sulle droghe sintetiche, letta da ognuno di noi in precedenza.

Ci si è posti l’obiettivo di verificare-confutare le tesi terroristiche molto spesso dedotte da ricerche locali poco significative e dalla stampa, spesso orientata all’informazione sensazionalistica.

La nostra ipotesi era che per conoscere un fenomeno così diffuso, come il consumo di psicostimolanti, in una realtà così estesa ed eterogenea, quale il territorio del Comune di Roma, fosse fondamentale, in un primo momento, acquisire il maggior numero possibile di informazioni, per poi, successivamente, descrivere la realtà romana.

Si è quindi partiti dall’avvento dell’interesse per il ballo per giungere ai Rave e cercare di dare sinificato a quanto osservato, per poter intervenire in maniera adeguata ai diversi contesti ludico-ricreativi.

Dal night club alla discoteca: la disco music

L’uscita del film “La febbre del sabato sera”, nel 1978, ha contribuito a modificare il mondo del divertimento notturno.

Fino ad allora gli adulti, dai 22-23 anni in su, andavano nei night club il sabato sera. Si trattava di locali in cui generalmente suonava un gruppo dal vivo e, nelle loro pause, il pubblico veniva intrattenuto attraverso l’ascolto di dischi, suonati da un non professionista. Negli altri giorni della settimana i locali che funzionavano erano quelli con le eintreneusse, frequentati da un pubblico adulto e con buone disponibilità economiche. I più giovani, dai 14 anni in su, andavano a ballare il sabato e la domenica pomeriggio in quelli che all’epoca venivano chiamati i tè danzanti.

Il mito di Travolta e l’avvento della Disco Music segna uno spartiacque nella cultura giovanile.

La discoteca rende per la prima volta evidente che il senso comunitario imposto dal Rock e dal Soul degli anni Sessanta è decisamente in declino. Il sogno collettivo degli hippies, gli ideali di libertà e di pacifismo, le battaglie civili per l’integrazione razziale combattute da Martin Luter King, sono definitivamente tramontati.

In questo clima la discoteca diventa un luogo di ritrovo, ma non necessariamente di aggregazione, anzi all’interno della discoteca ogni individuo cerca di trovare uno spazio, una motivazione, una sorta di riscatto dalla crisi in cui si dibatte nel mondo esterno.

In origine la Disco Music è la musica delle minoranze, soprattutto dei gay della comunità newyorkese e californiana, che vedono nella spettacolarità trash del genere, nei suoi abiti luccicanti, nella sua eccessività, nell’accento messo sui temi del sesso, una nuova forma di espressione e di trasgressione.

In questo senso vanno letti oggi alcuni grandi successi, forse musicalmente irrilevanti, ma con un impatto di immagine fortissimo, come quelli dei Village People e di Sylvester, esponenti di punta di un movimento gay che nella Disco trova per la prima volta il suo diritto di cittadinanza.

A Roma al Titan ed al Piper cominciarono ad affiancarsi altre discoteche con una capienza superiore alle mille persone e, progressivamente, questi locali cominciarono ad essere affollati non solo nel week end, ma in tutte le sere della settimana.

Una delle tante evoluzioni cui ho assistito è stato il nuovo genere musicale che faceva da colonna sonora al già citato film: la disco music.

Creata apposta per ballare, per il ritmo e per lo scarso impegno dei testi, si contrapponeva al “rock’n’roll”.

In quel periodo infatti si accesero a Roma diatribe tra coloro che andavano al “Uonna Club” e coloro che andavano al “Mais”, due locali storici della capitale. Nel primo locale si suonava la musica impegnata rispetto all’ intrattenimento e questo si poteva evincere dal look dei frequentatori, abbigliamento di pelle e borchie in contrapposizione alle giacche e cravatte; sia nelle idee politiche, in genere di sinistra i rockettari e di destra i discotecari.

Parallelamente alla nascita della disco music comincia ad assumere importanza una nuova figura; il disc jockey. Fino ad allora chi metteva i dischi era in genere colui che sostituiva o tappava i buchi dell’orchestra. Il DJ era una figura di minor rilievo, rispetto ad oggi, anche perché tecnicamente non aveva le possibilità dei colleghi attuali. In quel periodo con l’apparecchio per miscelare in sequenza i brani musicali (il mixer), attraverso il preascolto in cuffia, il deejay poteva mandare allo stesso tempo il disco che seguiva con quello precedente in modo da non far perdere il ritmo a chi sta ballando. Mi ricordo ancora quanto quest’innovazione influenzò il diverso modo di essere DJ, mettendo in campo la creatività di ognuno. Fino ad allora il suo compito era di far finire il disco e miscelarlo, non avendo neanche la cuffia.

La successiva evoluzione è il disco mix, cioè un disco di vinile in cui su una facciata è stampato un solo brano remixato, only for DJ . Prima si lavorava con i long playing, dischi con più tracce, meno versatili ed affidabili per chi con i dischi doveva lavorarci o giocarci , come nello scratch (l’effetto di struscio fatto con i dischi), per il quale esistono gare mondiali di abilità.

Oggi il DJ è un trascinatore ed un modello identificatorio per gli adolescenti che spesso arrivano a chiedergli gli autografi, al pari di una Star musicale o cinematografica.

Riuscire a stabilire un rapporto di fiducia con loro e farli aderire al nostro progetto preventivo, dicendo qualcosa in favore della nostra iniziativa al microfono mentre sono at work, è stata una delle nostre mosse vincenti perché i giovani seguono molto le tendenze dettate dai DJ.

Oltre al DJ altre figure cominciano a salire alla ribalta del divertissment notturno. I Vocalist che incitano le masse al microfono, facendole ballare ed urlare, ritmando il tempo. Le Cubiste, animatrici della serata che dall’alto mettono in mostra le loro abilità nella danza e le loro qualità estetiche. I buttafuori che garantiscono la sicurezza all’interno, ma anch’essi diventano segnale estetico, i locali fanno infatti a gara per aggiudicarsi quelli più belli e muscolosi. I P.R. ovvero i Public Relations man. All’inizio erano personaggi del mondo dello spettacolo, che creavano curiosità nei frequentatori che andavano in discoteca per vederli, e gratificare il desiderio di presenzialismo. Oggi ogni locale ne ha più di uno ed il P.R. può essere il leader della comitiva, l’istruttore della palestra, ecc., che regala riduzioni sul prezzo d’ingresso, garantendo sempre il pienone al proprietario della discoteca.

La nascita di queste figure permette oggi a tanti giovani di lavorare ruotando attorno al mondo delle discoteche. E’ chiaro che quanto più si stabilirà un patto anche con loro, i principali artefici delle nuove tendenze, tanto più sarà possibile far evolvere il divertimento notturno, distaccandolo dalla trasgressione fine a se stessa.

Dalla Disco all’House Music

Oggi le ultime statistiche ci dicono che dei nove milioni di giovani tra i 15 e 25 anni , cinque sono frequentatori di discoteche. Qualcuno sostiene che le discoteche abbiano sostituito gli oratori come luogo di aggregazione giovanile.

A questo aumento progressivo dei frequentatori, soprattutto di quelli più giovani, ha contribuito in maniera significativa il fenomeno House Music.

In Italia il suo avvento risale alla fine degli anni ’80. Nasce negli Stati Uniti, intorno al ’87, dove in una discoteca di Chicago, il Warehouse, il DJ Frankie Knukles cominciò a suonare questo tipo di musica che corrisponde al recupero di sonorità che sono un miscuglio di ritmi blues, disco anni settanta con l’ausilio delle innovazioni tecnologiche offerte dall’informatica, escono i primi campionatori, evoluzione dei sitetizzatori emulator.

Nasce la musica House, la cui etimologia non si sa bene se derivi dal nome del locale, il Warehouse o perché l’House è un genere di musica che si può fare in casa . In effetti in quegli anni anch’io ho creato dei brani, riprendendo dei vecchi successi e, con l’ausilio della tastiera, campionavo le basi e costruivo un disco originale che presentavo al pubblico della discoteca in cui lavoravo.

Insomma vent’anni dopo il 1968 arriva in Europa una nuova “estate dell’amore”, passando per la Spagna (Ibiza e Valencia), l’Olanda (Amsterdam e Rotterdam), l’Inghilterra (Londra e Manchester), per arrivare sino a noi (a partire dalla Riviera Romagnola).

Questo rivoluzione tecnologica ha sconvolto un po’ tutto perché ha reso molto più semplice ed economico, anche per un giovanissimo, la possibilità di avvicinarsi alla produzione musicale, in quanto tutti gli strumenti, tastiere, fiati, percussioni…vengono sostituiti con i moderni sintetizzatori.

Questo ha permesso una ancora maggiore affermazione della figura del disc jockey, spesso retribuita con cifre astronomiche.

Oggi infatti il D. J. oltre a suonare i dischi molto spesso è anche autore, dividendo la sua attività tra la notte in discoteca ed il giorno nello studio di registrazione.

Un primo esempio fra tutti è quello di Adamski che a sedici anni, con una grande passione per le tastiere e per la musica da ballo, è arrivato al numero uno delle classifiche di tutto il mondo.

Questo è un aspetto che per me è importante sottolineare perché mette in luce quelle che sono le risorse dei ragazzi. Il mondo che ruota attorno alle discoteche può corrispondere alla possibilità di costruire per l’adolescente una propria identità utilizzando un loro peculiare interesse. Oggi non a caso tutte le produzioni House provengono da giovani e sono pubblicate dalle etichette indipendenti, non dalle major del mercato discografico internazionale.

I Rave party

Quello che a me ha più colpito in quegli anni è che c’era un forte desiderio nei ragazzi di riconoscersi al di fuori degli abituali schemi sociali, economici e culturali.

La musica house aveva permesso una democraticizzazione delle creazioni musicali, questo avvenne anche nella fruizione come testimoniano i Rave party, soprattutto nella filosofia sottostante agli esordi del fenomeno.

Con Rave si intendono raduni segreti , organizzati in un luogo sperduto, tendoni improvvisati in campagne, magazzini o fabbriche abbandonate. Nascono in Inghilterra per eludere i controlli della polizia in seguito al Criminal Justice Act della Tatcher, per far fronte al consumo di una nuova droga: l’Ecstasy.

Questa nuova sostanza comincia subito a prendere piede nelle discoteche perchè permette di ballare per ore senza sentire la stanchezza, fa perdere le inibizioni, produce un senso di empatia con gli altri, fa sentire benessere e moltiplica le sensazioni che si provano ascoltando la musica.

Nel parco di Euritmia all’Eur si tengono a Roma le prime serate con la musica Acid, una variante dell’House, progenitrice dell’incriminata Techno.

La cosa che colpisce è la voglia di novità, i primi pezzi Techno sono intitolati “James Brown is dead” e “Who is Elvis?” e manifestano apertamente il desiderio di rompere con il passato.

E’ anche significativa la mescolanza di ragazzi che frequentano i rave, provenienti da estrazioni sociali, culturali, economiche e sessuali (è fondamentale il movimento gay nel diffondere le nuove tendenze) tanto diverse: è come se l’uso della sostanza abbattesse tutte quelle barriere che nella vita di tutti i giorni regolano la vita di relazione.

Il rave diventava una sorta di terra di nessuno .

Un altro aspetto che mi ha sempre incuriosito è stato il proliferare di tutta una serie di sottogeneri dell’House. Oltre l’Acid e la Techno anche l’Underground, la Progressive, la Garage, la Deep, l’Hardcore, l’Ambient, la Gabber, la Trance, la Jungle, il Trip-Hop… Ad ognuno corrisponde un look, un modo di ballare dei giovani che li scelgono, come se questo facilitasse l’identificazione ad un gruppo, riconoscendosi in uno specifico genere musicale.

C’è un genere, anch’esso proveniente dalla radice comune dell’House, la Commerciale che è assolutamente vista negativamente da coloro che ascoltano o producono la musica suonata nei Rave, perchè considerata poco creativa e troppo facile . Meno impegnata come un ricorso storico tra gli assertori della musica vera , il rock, contrari alla musica disimpegnata.

La particolarità della musica Techno oltre al ritmo ben più alto della precedente disco music (da 120 battiti per minuto, bpm, si passa ad oltre180 bpm), riguarda il suo volume molto sostenuto, superiore ai 140 decibel (l’attuale regolamentazione permette un massimo di 105 db). Anche questo fa capo ad un innovazione tecnologica nelle casse acustiche, i subwoofer, che permettono di far ascoltare , nella gamma dinamica delle frequenze basse, particolari prima non udibili. Nei test dimostrativi si percepisce una vibrazione non sonora ma fisica, che arriva alla pancia di chi si trova in pista da ballo.

Eravamo partiti dai tè danzanti nel lontano 1977, frequentati da giovani tra i 14/18 anni, soprattutto il sabato pomeriggio, oggi invece il pomeriggio non funziona quasi più. Anche i giovanissimi vanno la sera in discoteca, malgrado l’accesso sia vietato ai minori.

L’After Hour è l’ulteriore evoluzione del marketing del mondo notturno. Con l’avvento della musica House ad Ibiza dove i locali sono aperti fino a mezzogiorno, nel’90 questo costume viene importato anche in Italia dove alla chiusura della discoteca classica alle quattro di mattina, i ragazzi si spostavano in luoghi dove a quell’ora si iniziava a mettere musica, andando avanti ad oltranza. Nella città di Roma sono poche le esperienze che hanno funzionato, una è stata quella del Blue Zone, comunque ostacolata dalla polizia perchè troppo dentro la città, costringendo i ragazzi che volevano continuare a ballare a fare centinaia di chilometri per raggiungere gli after più alla moda.

Stili di vita: Ecstasy e Techno

L’avvicinamento tra le nuove droghe e la nuova musica da discoteca è da ricollegare al fatto che entrambi i fenomeni hanno come denominatore comune l’appartenenza al mondo sintetico .

Entrambi sono costruiti artificialmente. Le droghe, chiamate anche designer, disegnate, ma anche la musica, dove di naturale c’è ben poco: le voci, gli strumenti, gli arrangiamenti, sono tutte sampled , campionate.

La simulazione è un’altra parola chiave che accomuna Techno ed Ecstasy. Il ballo dei raver visto dal di fuori assomiglia ad una lotta, in cui l’aggressività è controllata dalle regole del gioco e…dai buttafuori. Uno degli effetti delle pasticche è invece la disinibizione soprattutto nel mostrarsi sensuali, nell’abbigliarsi quasi nudi, ostentando le proprie forme. La virtualità di queste espressioni è riscontrabile nel fatto che se si chiede ai giovani quanto realmente la sensualità che si respira nei rave diventi sessualità agita, la risposta è praticamente nulla. L’ecstasy fa cadere i tabù, ma non aiuta le prestazioni. E’ come se in questo modo i giovani avessero aggirato i timori dell’AIDS, vivendo la sessualità solo in fantasia, dove il virus non colpisce.

Sintesi simulazione …la terza S la fornisce la sperimentazione . Nella musica lo dimostrano i molteplici sottogeneri della radice storica dell’House; nelle pasticche le oltre 180 varianti testate fino al giugno 1997; nei ragazzi il bisogno di sondare i propri limiti: quante ore riesco a ballare in un week-end, quanti chilometri faccio per andare in discoteca, quante pasticche riesco a mandare giù tutte in una volta, quante…quante…quante…. dove la quantità prende il posto della qualità dell’esperienza

Le conoscenze che ci sembra aver acquisito nel corso dei primi dodici mesi di attività riguardano soprattutto l’utilizzo del tempo libero nei giovani, nello specifico il significato che assolve la discoteca.

La notte diventa uno spazio di vita conquistato, sovvertendo nel fine settimana la tradizionale alternanza giorno-notte.

La discoteca é una nuova industria che costituisce un indotto stimato dal SILB in 400 mila giovani, che esercitano nuove professioni.

Qui si sovverte il tradizionale edonismo che vedeva solo la donna sedurre attraverso l’ostentazione delle proprie forme fisiche. Si osserva una grande tolleranza verso l’androginia e l’omosessualità.

Andare a ballare abbiamo avuto l’impressione che corrisponda al partecipare ad un rito codificato le cui regole cominciano al di fuori delle discoteche. Come un pellegrinaggio i giovani-fedeli si preparano, con abbigliamento e competenze specifiche, soprattutto musicali, a raggiungere la discoteca- mecca (ne esiste anche una che porta questo nome).

C’è come un recupero del sacro nei giovani che ricercano il rito nei raduni in discoteca. I preparativi, la segretezza, il travestimento, il ballo, la musica e l’alterazione della coscienza ci è sembrato si possano interpretare come i segnali di un bisogno altrimenti oggi non soddisfatto.

E’ interessante a questo proposito notare come i Vocalist alludano, parlando al microfono, all’essere una grande famiglia , al pari di veri e propri sciamani. Questo riscuote un gran successo nei ragazzi, a giudicare dalle reazioni che abbiamo colto mentre ballavano e dal clima di legame comune che i ragazzi sentono di condividere tra loro.

L’allusione all’essere una famiglia, una tribù, l’abbiamo ricollegata ai vissuti spesso espressi dai ragazzi quando si soffermavano a parlare con gli operatori. Vissuti che riguardavano stati di malessere per difficoltà relazionali con i loro familiari, soprattutto i genitori.

Tutto questo non è comunque da interpretare come se i giovani contattati nelle discoteche appartengano a fasce disagiate o patologiche. Si vivono come “normali” e come tali noi li abbiamo percepiti: con quegli stessi disagi che vive la popolazione adolescenziale generale.

Abbiamo anche notato come sia significativa l’eterogeneità dei ragazzi che frequentano queste mega discoteche. Provengono da estrazioni sociali, culturali, economiche e sessuali (è significativamente alta la presenza di gay e transessuali) tanto diverse, come se il partecipare al rito abbattesse tutte quelle barriere che nella vita di tutti i giorni regolano la vita di relazione.

Altro ingrediente della partecipazione mistica risulta l’essere riconosciuto come parte del gruppo. Lo stare in locali con capienza superiore alle mille persone, l’assumere sostanze illlegali che favoriscono il contatto empatico, il ballare a stretto contatto con coetanei, spesso sconosciuti, fa vivere la sensazione di essere parte del tutto , permettendo di non sentire l’angoscia più penosa per un adolescente: l’essere escluso dal gruppo. L’essere in tanti inoltre è come se legittimasse l’uso delle droghe sintetiche, permettendo l’illusione di alterare la propria coscienza senza sentirsi drogati

Spesso i ragazzi che incontriamo in discoteca ci descrivono le paure nel rapporto con gli altri che qui superano perché è l’unica situazione in cui si sentono adeguati , in cui il loro senso di autoefficacia personale viene percepito come positivo.

Al primo approccio i ragazzi sembrano molto pieni di sé, successivamente, una volta stabilita con loro una relazione di ascolto, esprimono la loro bassa autostima. Sembrano vivere solo nel presente, la loro progettualità è sognata, come se difficilmente sperassero nella effettiva realizzazione.

Ci ha molto sorpreso la bassa età della prima assunzione delle pasticche. A volte ci è sembrato assumere il significato di iniziazione , di ingresso nel mondo di chi sperimenta . Le numerose varianti di anfetaminosimili, molto spesso conosciute con i loro nomignoli di fantasia, potrebbero corrispondere al bisogno dei giovani di sondare i propri limiti. I ragazzi infatti sono generalmente consapevoli dei rischi che corrono, ma non li evitano, esorcizzando da un lato i pericoli legati all’assunzione delle diverse sostanze assunte, a volte senza neanche chiedersi di cosa si tratti (vedi il fenomeno delle sole a Roma) dall’altro sembra come se non volessero rinunciare agli effetti piacevoli provocati.

Ci è sembrato anche di riscontrare una specifica filosofia dell’assuntore, che attribuisce un significato auto-terapeutico alle pasticche (anfetaminiche-eccitanti o morfiniche-narcotizzanti).

Il Progetto Mosaico in discoteca

Entrare in discoteca, luogo di divertimento, per fare prevenzione, è già stato un intervento in quanto si è messa in atto un’ invasione che ha reso necessaria una nostra metabolizzazione da parte dei ragazzi contattati.

Ascoltare da esperto ha corrisposto a stabilire una relazione metacomplementare con i ragazzi, in quanto il ragazzo piuttosto che essere trattato da oggetto di intervento è trattato da soggetto che ha delle esperienze da raccontare. In questo modo deve ristrutturare la propria immagine interna di adulto, non prescrittivo, ma comprensivo.

Avevamo presente che informare corrisponde sempre a persuadere, in quanto il comunicare mette sempre in atto una relazione in cui si gioca un potere. Per quanto quindi il nostro compito era di non essere prescrittivi non abbiamo mai perso di vista i messaggi di cui eravamo portatori, né la mission affidataci dal Comune.

Il riuscire ad organizzare le serate preventive nei luoghi del consumo ha sollevato all’inizio una serie di perplessità. L’ipotesi era di visitare tutte le discoteche di Roma e del circondario, con una frequenza di due uscite a settimana, per tutto il periodo in cui il progetto è stato finanziato.

Se non c’è una vera connivenza tra spaccio e gestori dei locali è comunque vero che il fenomeno delle pasticche ha di molto ampliato gli affari delle sale da ballo. Come ci avrebbero accolto? Sarebbe bastata la mia conoscenza dei principali testimonial del mondo notturno a rassicurarli che non stavamo facendo un’indagine per far chiudere tutti quei locali dove l’uso delle sostanze è praticamente la norma? Considerato che in alcuni i consumatori di droghe sintetiche superano il 90%.

E gli ex colleghi? DJ e vocalist incitano al grido di “Sale, sale e non fa male – oppure – E’ piccolina è come adrenalina” il loro pubblico; come avrebbero preso un progetto che si proponeva di informare sui rischi dell’abuso degli psicostimolanti al contrario di quanto affermavano con i loro slogan?

Tutti questi interrogativi ne presupponevano un altro: l’integrazione della equipe che doveva intervenire in loco . Si trattava di formare operatori provenienti da quattro associazioni del privato sociale, con aspettative, culture e metodologie d’intervento molto differenti.

Quest’ultimo punto di domanda è divenuta la nostra principale risorsa. Riunioni periodiche ci hanno permesso la creazione di un materiale informativo non prescrittivo.

Last but not least i ragazzi, il nostro target. Come fare per non essere confusi con simil-genitori-buoni , vista anche la nostra età che, seppur giovane, metteva una distanza tra noi e loro?

Si è a questo proposito ideata una metodologia di intervento, di cui si parlerà in maniera più approfondita in altra sede, che utilizza gli stessi codici dei giovani in discoteca: il canale comunicativo non verbale.

L’equipe degli operatori attraverso l’escamotage del trucco dei ragazzi nelle discoteche (il body painting) è riuscita ad abbattere le barriere che in genere gli adolescenti frappongono a chi sentono estraneo. Si è stabilita una relazione all’interno della quale il messaggio preventivo poteva essere accettato dal giovane.

Questo stabilire relazioni ha probabilmente favorito la grande disponibilità al dialogo dei ragazzi.

Nell’equipe all’inizio era presente il timore riguardo l’ aggancio in discoteca, il come informare senza essere prescrittivi, ma anche senza colludere con comportamenti trasgressivi.

Il body painting , la competenza all’ascolto e giovane età degli operatori, la presenza soprattutto femminile, i contenuti espressi in forma non prescrittiva nei depliant informativi sulle sostanze, l’ atteggiamento antropologico , l’essere accreditati da personaggi chiave del mondo della notte (DJ, Proprietari, PR, Vocalist, animatrici…), ha sicuramente favorito la fiducia dei ragazzi nei confronti del Progetto, che da subito è stato connotato positivamente dal target group.

Tale fiducia ha permesso lo stabilirsi di relazioni nello spazio ludico, all’interno delle quali i ragazzi hanno parlato di sé trovando esperti curiosi e non giudicanti. Curiosi di comprendere il significato della loro esperienza.

Il Ritornare negli stessi posti ci ha permesso di stabilire contatti più continui e duraturi, con i ragazzi che incontravamo, nell’ottica della montagna che va da Maometto, visto che loro altrimenti non afferiscono ai Servizi pubblici, non sentendosi tossicodipendenti.

Un altro punto di forza dell’equipe ha riguardato lo sforzo continuo di comprendere il contesto dove avveniva l’intervento, per adattarci creativamente al target che incontravamo. E’ infatti diverso l’approccio allo stadio con i tifosi della Roma, in un concerto con gli appassionati dei Prodigy, con i frequentatori di un after hours o delle discoteche (non omogenei neanche all’interno delle stesse).

Con i gestori dei locali in genere abbiamo trovato terreno fertile anche perchè le sempre più pressanti polemiche legate all’associazione Discoteca-Droga stanno invertendo il trend commerciale positivo: nel 1996, la prima volta dopo 20 anni, c’è stata un’involuzione nel loro fatturato.

Soltanto in alcune situazioni si sono mostrati scettici sulla riuscita della nostra iniziativa, in altri casi siamo stati invitati nuovamente ed il loro trattamento nei confronti degli operatori è stato molto positivo. Nelle ultime uscite siamo diventati noi di tendenza . La nostra presenza in un locale significa che quel posto è a la page , essendo considerata la nostra iniziativa una novità sul territorio romano.

I DJ anche rispondono positivamente, alcuni proponendosi attivamente invitandoci a portare le nostre testimonianze nelle trasmissioni radiofoniche specializzate: Power Station, la radio degli impasticcati , con Freddy K, ma anche Mondo Radio con DJ Manuel.

Il loro appoggio in alcuni casi è tale per cui si sono dichiarati disponibili a partecipare ad incontri nelle scuole con gli studenti.

La prossima sfida consisterà nel convogliare tutte queste energie, fino ad ora attivate con le uscite nelle discoteche, in una nuova filosofia del divertimento che dovranno loro, i personaggi della notte, proporre ai ragazzi in vece di quella che regna oggi che esalta la trasgressione delle regole, facendola divenire valore da perseguire.

Nel corso dei primi dodici mesi di attività l’equipe impegnata nel lavoro nei luoghi ludici-ricreativi ha effettuato 84 uscite. Si è intervenuti soprattutto nelle discoteche non dimenticando altri luoghi ricreativi (61 uscite in 32 diverse discoteche della Capitale; 8 in concerti di gruppi che suonano le nuove musiche elettro-tecnologiche; 6 nei cosiddetti after hours, spazi dove i giovani vanno a ballare dopo la chiusura delle discoteche, la domenica mattina dalle sei a mezzogiorno; 5 negli stadi, alle partite di calcio di Roma e Lazio; 2 manifestazioni legate all’industria del loisir notturno, SILB e Nightwave; 1 rave, presso un ex fabbrica occupata; 1 parco acquatico. In totale sono stati contattati 28818 ragazzi/e, di cui 8761 si sono dichiarati consumatori di anfetaminosimili.

Le scelte dei luoghi sono state precedute da una mappatura in modo da poter raggiungere il più possibile il target group, cioè ragazzi tra i 15 ed i 25 anni che frequentano i locali notturni. Successivamente si sono presi accordi con quei i gestori dei locali che aderivano a fare prevenzione nei loro esercizi commerciali (non sempre ci è stato risposto positivamente). Oltre ai gestori ed al personale della discoteca abbiamo cercato l’appoggio da parte di chi “produceva” la musica, D.J. e vocalist, personaggi chiave per arrivare ai giovani . Quindi l’equipe si è recata nelle discoteche.

L’intervento ha avuto in genere il seguente svolgimento. Gli operatori arrivavano sul posto all’apertura del locale, circa un paio d’ore prima dell’ingresso del pubblico. Una parte dell’equipe allestiva all’interno lo spazio per il body painting, generalmente dove meno potente arrivava la musica, in cui era possibile parlare e somministrare i questionari della ricerca con chi era interessato. Un’altra parte distribuiva il materiale informativo, depliant, adesivi, locandine, gadget, nelle zone che venivano messe a nostra disposizione (bar, consolle DJ, ingresso…). Infine i medici dell’equipe formavano il personale che lavora nelle discoteche (DJ, barmen, buttafuori, cubiste, PR…) alle tecniche del primo soccorso in caso di malore da psicostimolanti. Quindi, con l’ingresso del pubblico, cominciava il lavoro preventivo e di riduzione dei rischi con i giovani.

La pubblicizzazione del progetto è stata fondamentale per farci conoscere dai giovani. Ha avuto luogo lasciando il nostro materiale negli esercizi commerciali (negozi di abbigliamento, di dischi, sale giochi…) o in quelli Istituzionali (consultori, biblioteche,informagiovani,…) ed attraverso i mass media interessati alle iniziative sociali e più vicini al target group, soprattutto emittenti radiofoniche che trasmettono la musica gradita ai frequentatori delle discoteche

Difficoltà’ incontrate

Le maggiori hanno riguardato il continuo sforzo di calibrare il nostro intervento tra il non essere prescrittivi e l’evitare la collusione con i ragazzi. Ci è stata di grande ausilio la supervisione dell’equipe, effettuata dal dott. Zerbetto, per favorire la discussione e la condivisione di ogni componente dell’equipe, riguardo al significato attribuito alla prevenzione ed alla riduzione dei rischi. Molto spesso si è discusso di sensazione di inutilità dell’intervento, vedendo che alcuni ragazzi continuavano a far uso delle sostanze, anche successivamente alle nostre indicazioni.

Anche il lavorare la notte o nel fine settimana, ha costituito una variabile che ha messo a dura prova gli operatori, chiedendogli di seguire le abitudini del popolo della notte .

Abbiamo incontrato grandi difficoltà nell’intervento presso una fabbrica abbandonata dove si teneva un Rave. Il contesto, autogestione non commerciale, e la tipologia dei partecipanti, che in buona parte si differenziavano dai ragazzi che incontravamo nelle discoteche e per i quali avevamo costruito sia la metodologia d’intervento, sia il materiale informativo, hanno fatto sì che il nostro approccio risultasse inadeguato. Di conseguenza una parte dell’équipe è tuttora impegnata a stabilire relazioni di collaborazione con i Centri sociali occupati autogestiti per approntare nuove modalità di intervento e diversa qualità del materiale informativo.

Prossime linee guida

Credo sia necessario lavorare sull’immaginario di chi non conosce il fenomeno droghe sintetiche. Mi è sembrato di cogliere molti pregiudizi nei confronti dei consumatori, da parte di chi non consuma, che costituiscono una sorta di muro invalicabile alla comunicazione. Un’ipotesi da verificare riguarda la profezia che si autodetermina . Se corrisponde al vero che il giovane si deve differenziare dagli adulti per diventare egli stesso adulto, allora il consumare qualcosa che lo connota diverso da loro costituirà di per sé un mezzo di differenziazione . Far conoscere nei suoi aspetti reali il fenomeno permetterebbe invece un dialogo maggiore, all’interno del quale la componente giovane può trovare la sua differenziazione senza reagire ai pregiudizi adulti.