LA MINDFULNESS PER LA PREVENZIONE DEL BURN OUT DELL’INSEGNANTE

12 Gennaio 2019 2 di Roberto Torresi

CORSO DI FORMAZIONE PER L’AGGIORNAMENTO DEL PERSONALE DOCENTE

Programma per la riduzione dello stress

Piattaforma Digitale S.O.F.I.A. (codice 24891 nella sezione catalogo) M.I.U.R. 170/2016 – Anno Scolastico 2018/19

Abstract

Le costanti trasformazioni della scuola pubblica in Italia determinano negli insegnanti condizioni di stress correlate all’impegno lavorativo che, se prolungate, possono essere fonte di disagi fisici e psicologici.

Il corso, inserito sulla piattaforma Sofia del M.I.U.R., è rivolto a tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado che vogliono conoscere le pratiche della Mindfulness per utilizzarle direttamente sulla propria persona ed applicarle nel lavoro in classe con gli studenti.

La partecipazione permette di entrare in contatto, riconoscere e poter meglio gestire emozioni difficili, passando dalla reattività alla risposta. Migliorando la qualità della comunicazione e dell’ascolto divengono più efficaci le relazioni con gli alunni, i loro genitori ed i colleghi,, sviluppando accettazione, equanimità, apertura e pazienza.

Con Mindfulness si intende la presenza mentale, ovvero l’attitudine ad essere consapevoli, nel momento presente, senza giudicarsi, che è coltivabile con la pratica della meditazione di consapevolezza.

Grazie alla pratica meditativa è possibile raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende le sensazioni, le percezioni, gli impulsi, le emozioni, i pensieri, e le relazioni con gli altri

Tempi

Gli otto incontri si svolgeranno il mercoledì dalle 16:30 alle 19:00, come riportato nel seguente calendario a partire dal prossimo 13 Febbraio 2019.

INCONTRO  DATA
I 13 Febbraio
II 27 Febbraio
III 13 Marzo
IV 27 Marzo
V 10 Aprile
VI 17 Aprile
VII 8 Maggio
VIII 29 Maggio


Costo

300€ per corsista. Potranno partecipare dai 15 ai 25 insegnanti.

Il corso può essere finanziabile con il bonus di formazione della Carta del Docente.

Gli insegnanti interessati possono effettuare l’iscrizione da lunedì 14 gennaio scrivendo il codice 24891 nella sezione catalogo .

La spesa è comprensiva del manuale, dei materiali cartacei che verranno distribuiti ai partecpanti e dell’IVA.

Insegnare nell’era della cyberdipendenza

Alla categoria professionale dei docenti vengono attribuiti, sempre più frequentemente, una serie di ruoli complessi e diversi tra loro; devono infatti essere non solo competenti nelle proprie materie, ma anche esperti in programmazione didattica, preparati come valutatori, come orientatori e come mediatori culturali. 

Gli insegnanti sono costretti a misurarsi con una scarsa considerazione del proprio ruolo da parte delle istituzioni e dell’opinione comune, in rapporto all’importanza che la loro funzione riveste per la formazione dei futuri cittadini. 

Come se non bastasse sono tenuti a svolgere tutta una serie di funzioni relazionali ed emotive diversificate e complesse nei confronti delle famiglie, dei colleghi e dei superiori, oltre che, ovviamente, degli alunni.

La dimensione emotiva e la componente affettiva risultano di fondamentale importanza per insegnare efficacemente ed è, per questo, da considerare una professione di aiuto e, come tale, molto esposta al rischio di burnout.

Burnout: definizione e caratteristiche

Con il termine burnout (dall’inglese: bruciato, fuso) si indica una condizione di stress lavorativo protratto e intenso che determina un logorio psicofisico ed emotivo, cui seguono demotivazione, svuotamento interiore, disinteresse e senso di inefficacia per l’attività lavorativa, con riduzione della produttività.

Una ricerca condotta dal Comune di Milano per i casi di inabilità al lavoro, nel periodo 1992/2001, ha mostrato che, su oltre 3000 persone, la categoria professionale più colpita dalla sindrome di burnout è quella degli insegnanti, con una frequenza doppia di patologia psichiatrica rispetto ad altre categorie (Lodolo D’Oria, e coll., 2002).

In linea generale chi soffre di burnout vuole dimostrare le proprie capacità a tutti i costi, ma nutre profonda sfiducia in se stesso, e spesso non si rende conto che il logoramento di cui è vittima gli imporrebbe di riposarsi e pensare al proprio benessere.

I tipici sintomi del burnout interessano diversi livelli, da quello cognitivo a quello fisiologico. 

Sintomi cognitivo/emotivi: scoraggiamento, difficoltà di concentrazione, incubi notturni, irritabilità, sensi di colpa e fallimento (sia nella sfera professionale, sia in quella privata), distacco emotivo (indifferenza verso gli alunni e verso i colleghi), cinismo, trascuratezza degli affetti e delle relazioni, iperinvestimento sul lavoro, che diventa il centro della propria vita, anche a dispetto dell’esaurimento delle energie. 

Esempi di distacco psicoemotivo in ambito scolastico riguardano l’adozione di forme d’insegnamento esclusivamente tradizionali, l’applicazione non flessibile della programmazione, l’attribuzione del fallimento scolastico dell’alunno al suo scarso impegno, a modeste capacità intellettive o alla famiglia e al ceto sociale di appartenenza, e l’abbandono di strategie didattiche quali il recupero individualizzato.

Sintomi comportamentali: assenteismo, mancanza di iniziativa, aggressività, aumento dei comportamenti di dipendenza (caffè, fumo o farmaci, con il serio pericolo di sviluppare malattie psichiatriche, come depressioni gravi).

Sintomi fisici: disturbi intestinali (gastrite, stitichezza), senso di debolezza, emicrania, insonnia, inappetenza, allergie e asma. 

Fattori di rischio e fattori protettivi nel burnout

Nel 2016 l’Inail – Dipartimento di medicina del lavoro – ha pubblicato una scheda su Burnout e insegnamento dove vengono affrontate le tematiche inerenti ai fattori di rischio e alle strategie per contrastare lo sviluppo di questo disagio a scuola. https://www.inail.it/cs/internet/docs/allegato_burnout_e_insegnamento.pdf

Fattori di rischio

1) Caratteristiche individuali:

  • eccessiva dedizione al sacrificio,
  • bisogno di affermazione attraverso il lavoro (a discapito della vita privata), problematiche familiari o relazionali e 
  • scarsa tolleranza dello stress. 

2) Organizzazione istituzionale:

  • condizioni di lavoro (classi numerose, carenza di attrezzature),
  • organizzazione scolastica (eccessive pratiche burocratiche, carenza di percorsi di aggiornamento significativi) e
  • “politiche” scolastiche (limitata possibilità di carriera, retribuzione insoddisfacente, precarietà e mobilità). 

Fattori protettivi

  • relazioni familiari solide, che offrono una rete di sostegno emotivo adeguata, 
  • genere (le donne possiedono maggiori risorse emotive),
  • l’età di servizio (gli anziani hanno più esperienza lavorativa e strumenti per affrontare situazioni stressogene),
  • supporto di colleghi e
  • livello di autoefficacia percepita, attraverso il riconoscimento del proprio lavoro da parte di superiori e utenti.

La Mindfulness

Un aiuto concreto, documentato da ricerche e studi clinici, per ridurre lo stress e mantenere una relazione consapevole con se stessi, con gli studenti, con l’ambiente e con i mutamenti di scenario, piacevoli o meno che siano, è costituito dalla Mindfulness.

L’utilizzo delle pratiche di mindfulness nella professione insegnante porta ad attitudini mentali che riducono lo stress e promuovono atteggiamenti che contrastano i fenomeni di burnout.

L’obiettivo è quello di sviluppare una migliore capacità di mantenere il contatto con emozioni “difficili” e giungere ad una maggiore accettazione di sé in termini di gentilezza e benevolenza.

Il concetto di Mindfulness deriva dagli insegnamenti del Buddhismo e dalle pratiche Yoga. Negli scorsi anni ’70 negli Stati Uniti, per opera di un biologo, attualmente Professore Emerito di Medicina presso la UMass del Massachusetts, J. Kabat-Zinn, questo modello è stato elaborato ed utilizzato come paradigma autonomo in alcune discipline mediche e psicoterapeutiche, attraverso una forma di meditazione non concettuale, universalmente accessibile, indipendente da sistemi di credenze e ideologie.

Le pratiche principali utilizzano il respiro e la postura come supporti che aiutano la persona a centrarsi su sé stessa, sul qui e ora, a gestire lo stress e a coltivare attenzione e concentrazione, rispetto ai compiti sui quali si ritrova impegnato.

Si trascorre la maggior parte del tempo persi in ricordi del passato o in fantasie e piani riguardo al futuro. Molto spesso si inserisce il “pilota automatico”: la mente è da una parte e il corpo da un’altra.

La Mindfulness permette di sviluppare una nuova modalità di prestare attenzione, momento per momento, nel presente dell’hic et nunc, in modo intenzionale e non giudicante.  

Praticare gli esercizi della mindfulness è utile per trattare la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende: sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni.

Migliorare questa modalità di prestare attenzione permette di cogliere, con maggiore prontezza, il sorgere dei pensieri negativi che contribuiscono al malessere emotivo. 

La padronanza dei propri contenuti mentali e degli stili abituali di pensiero, soprattutto la capacità di automonitoraggio e di metacognizione, permette maggiori possibilità di esplorazione, espressione e cambiamento di tali contenuti.

Durante le pratiche meditative si viene aiutati a dirigere volontariamente la propria attenzione a ciò che accade nel proprio corpo e intorno a sé, momento per momento, ascoltando nel modo più accurato possibile la propria esperienza, osservandola per quello che è, senza valutarla o criticarla.

Con la Mindfulness si viene aiutati a comprendere le proprie modalità di reazione di fronte agli accadimenti della vita. Questa comprensione sviluppa nel praticando l’intelligenza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni.

Praticare la Mindfulness favorisce un atteggiamento mentale capace di ridurre la sofferenza, di salvaguardare e mantenere il benessere acquisito e di preparare il terreno per una trasformazione personale positiva.

Si tratta di un processo psicologico fondamentale che può modificare l’atteggiamento con cui rispondiamo alle inevitabili difficoltà della vita.

Tale atteggiamento permette di divenire più consapevoli di come le nostre convinzioni, credenze e schemi mentali influenzano i nostri stati d’animo e conseguentemente i comportamenti, personali e professionali.

Attraverso la pratica della Mindfulness la persona sviluppa una migliore integrazione mente-corpo, ma apprende anche ad armonizzare le emozioni con la sfera mentale lasciando così spazio all’emergere di quelli che sono i bisogni reali dell’individuo, valorizzando le sue potenzialità e attitudini e imparando a vedere la realtà con “lenti nuove”

La nuova relazione con il proprio corpo e con le esperienze vissute permetta di fare un passo indietro rispetto alle risposte automatiche. Un esempio è costituto dal pensiero ruminativo, che determina l’innesco dei circoli viziosi, può essere a sua volta ricondotto ad una modalità di pensiero più ampia, quella cioè del ‘fare’.

Come affermano Williams, Teasdale, Segal e Kabat-Zinn (2007), la modalità del fare produce di frequente risultati brillanti come strategie per risolvere problemi e raggiungere obiettivi. I problemi sorgono quando si applica la modalità del fare alle questioni legate al sé: in questi casi, infatti, la spinta a fare porta con sé un costante monitoraggio dei risultati. Poiché è molto difficile riuscire a ridurre la discrepanza tra la realtà e ciò che si desidera in tempi brevi, la mente ripete a oltranza queste valutazioni, innescando la ruminazione che può determinare sintomatologie di tipo depressivo.

Quando la mente segue la spinta a fare, perde il contatto con l’esperienza presente, proprio mentre cerca di affrontare un problema, si allontana dalla soluzione perché non riesce a cogliere i segnali che il corpo invia.

La Mindfulness aiuta l’organismo a ottimizzare la sua risposta allo stress, aiutando il corpo a interpretare gli eventi stressanti come sensazioni corporee. Il cervello aggiunge meno influssi emotivi alle esperienze, fornendo un aiuto a recuperare dallo stress degli eventi della vita ordinaria e strordinaria.

Di notevole interesse è la mole di evidenze scientifiche che attestano gli effetti della pratica meditativa assidua su alcune strutture anatomiche chiave del cervello adibite alla regolazione delle emozioni e sull’attività cellulare di interi distretti dell’organismo. 

Da una recente rassegna bibliografica (E. Preziosi, 2014) sono stati evidenziati:

1) incremento e rimodulazione dell’attività della corteccia del lobo prefrontale sinistro (sede delle emozioni positive);

2) incremento e rimodulazione dell’attività dei nuclei profondi dell’emisfero destro (parte intuitiva e digitale dell’esperienza esistenziale e percettiva) e dell’amigdala (struttura cerebrale collegata all’esperienza della paura);

3) intervento neuro-modulato da citochine e altri neuromodulatori e glucocorticoidi sugli assi ipofisari e sulla secrezione di cortisolo (l’ormone dello stress);

4) modulazione adattiva dell’immunità cellulo-mediata;

5) effetti protettivi sul DNA, mediati da un aumento dell’attività della telomerasi (con effetti benefici sui processi di invecchiamento delle cellule somatiche)

Programmi mindfulness based per docenti

Diversi studi (Bohart, Elliott, Greenberg & Watson, 2002) hanno evidenziato come siano in particolare alcune qualità della relazione educativa a produrre i maggiori benefici nell’apprendimento:

  • attenzione e presenza mentale, 
  • empatia, 
  • fiducia, 
  • calore, 
  • comprensione, 
  • accettazione, 
  • gentilezza, 
  • supporto positivo e incondizionato e 
  • coerenza tra insegnante e allievo

Nel mondo della scuola, un programma di Mindfulness consente, attraverso un training progressivo e specifico, di entrare in contatto, riconoscere e poter meglio gestire emozioni difficili, passando dalla reattività alla risposta, e di relazionarsi con gli altri migliorando la qualità della comunicazione e dell’ascolto, sviluppando accettazione, equanimità, apertura e pazienza, tutte qualità necessarie nella formazione di un insegnante efficace.

La Mindfulness determina lo sviluppo delle abilità metacognitive, ovvero la capacità di essere consapevoli di ciò che si sta percependo, la capacità di “pensare sul pensare”. 

La Mindfulness è “un modo specifico per porre attenzione”, sviluppando la propria gentilezza e l’accettazione dell’Altro, nel momento presente e senza giudizio.

Nelle scuole, questa “consapevolezza del momento presente” può trasformare il contesto Formativo in un ambiente più rilassato e sereno, in quanto gli educatori sono preparati ad essere meno reattivi e gli studenti meno distratti. I dati più recenti di una delle più grandi meta-analisi sugli effetti della mindfulness sugli studenti presentano una promessa di miglioramento, in particolar modo delle prestazioni cognitive e della resilienza allo stress (“Mindfulness-Based Interventions in Schools—A Systemic Review and Meta-Analysis,” June 2014 in Sarah McKibben).

Nella pubblicazione citata la McKibben dà alcuni suggerimenti per avviare questa pratica:

  1. Perfezionare la propria pratica personale di consapevolezza attraverso l’uso quotidiano di 5- 15 minuti di meditazione
  2. Dare più strumenti di comprensione a studenti, genitori e insegnanti circa tale pratica
  3. Essere consapevoli che la pratica della Mindfulness trasforma la qualità dell’attenzione sia degli studenti, sia degli insegnanti
  4. Fare esperienza con la classe
  5. “Staccare la spina” razionale per concedere al corpo di essere presente a se stesso.

Destinatari

Tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado che desiderano sviluppare la propria consapevolezza nell’agire educativo, collaborare gentilmente con i colleghi ed insegnare l’importanza della consapevolezza e della riflessione su di sé agli alunni delle proprie classi.

Finalità

Riduzione dello stress quotidianamente prodotto dalla difficile arte dell’educare, 

  • Mantenere una relazione consapevole con se stessi, con gli studenti, con i colleghi e con i mutamenti di scenario piacevoli o meno che siano,
  • Promozione della resilienza che contrasta i fenomeni di burn out e
  • Apprendimento di tecniche, da applicare con gli alunni in classe, per l’accrescimento della consapevolezza nella vita quotidiana.

Metodologia

Al Protocollo, sviluppato in 8 incontri a cadenza settimanale di 2,5 ore ciascuno, potranno partecipare un gruppo di insegnanti, compresi tra le 15 e le 25 unità. 

L’intervento formativo, oltre a momenti con trasmissione frontale di conoscenze, prevede sopratutto momenti carattere “operativo”, ovvero fondati sul coinvolgimento attivo dei corsisti.

Le attività sono dedicate a questioni attinenti al coinvolgimento e alle relazioni con gli allievi, con le loro famiglie e con i colleghi.

Ognuno degli incontri prevede un primo momento introduttivo seguito da un breve insegnamento circa il contenuto della sessione, poi una pratica di meditazione – il protocollo prevede differenti esercizi di meditazione, statica e dinamica, della durata di circa trenta minuti – quindi un momento finale di condivisione tra il gruppo dei partecipanti.

La meditazione di consapevolezza seduta nel protocollo mindfulness può essere praticata indifferentemente su una sedia, un un cuscino o un panchetto, che eventualmente andranno portati dall’insegnante. 

Si suggerisce di indossare abbigliamento comodo, che non costringa l’addome, per favorire la respirazione diaframmatica

I contenuti di ogni singolo incontro riguarderanno:

  • I correlati neurobiologici sviluppabili con la pratica mindfulness
  • Il ruolo del respiro diaframmatico e la postura
  • Lo sviluppo della consapevolezza
  • Allenare l’attenzione
  • Il corpo e l’interpretazione della realtà attraverso la percezione
  • Gestire le emozioni difficili
  • Disidentificarsi dai propri pensieri negativi
  • Sviluppo della gentilezza e della compassione

Tra un incontro ed il successivo ai partecipanti verranno forniti i link per accedere ai tutorial dedicati per esercitarsi con una pratica giornaliera, da realizzare come compito a casa, parte integrante del protocollo.

Privacy

I contenuti che emergeranno durante il protocollo da parte dei partecipanti, sono strettamente coperti dal segreto professionale.