La Meditazione di Consapevolezza

Il termine meditazione deriva dal latino (meditatio, riflessione), ma la pratica della meditazione di consapevolezza non corrisponde ad un’attività legata al pensare, bensì a un essere totalmente calati nel momento presente, completamente consapevoli di se stessi, del proprio corpo, dei propri pensieri e di ciò che ci circonda.

Nella meditazione, la postura da assumere è molto importante in tutte e quattro le posizioni fondamentali in cui è realizzabile: seduta, in piedi, sdraiata o camminata.

La posizione più comune per la meditazione è quella seduta, in quanto facilita particolarmente il raccoglimento. La postura assunta dal corpo deve rendere facile rimanere a lungo vigili e al tempo stesso in uno stato di riposo, in modo che il corpo sia “silente” per tutta la durata della seduta, riducendo al minimo la distrazione con il disagio.

Stare con la schiena eretta, in particolare, consente di rimanere vigili, come quando si sta in piedi o si cammina, ma al tempo stesso di mantenersi stabili, come quando il corpo è sdraiato.

Per praticare la meditazione da seduti occorre scegliere un posto dove sedersi che sia tranquillo, non troppo caldo nè troppo freddo e poi indossare un abbigliamento comodo, che permetta soprattutto una piena distensione dell’addome, per una corretta respirazione.

Si sceglierà un cuscino sul quale sedersi a gambe incrociate, per quaranta minuti circa, anche se all’inizio è possibile sedersi per un periodo minore.

Le possibile posizioni da assumere sono quella del loto completo, con il piede destro che poggia sulla coscia sinistra e il piede sinistro che poggia sulla coscia destra, estremamente pratica perché salda, stabile, ma difficile da mantenere per chi non è allenato.

E’ possibile sedersi anche nella posizione del mezzo loto, con il piede destro sulla coscia sinistra o viceversa.

Per chi avesse ancora problemi con le articolazioni delle ginocchia può andar comunque bene anche incrociare semplicemente le gambe, cercando comunque di ricreare la stabilità nella posizione, attraverso il contatto glutei e ginocchia che scaricano il peso a terra.

Bisogna aver cura di sedersi sulla punta del cuscino, non al centro e di far toccare bene a terra le ginocchia. In tal modo si viene a formare un tripode che dona stabilità e vigore a tutta la postura e permette alla schiena di stare naturalmente eretta, senza grossi sforzi.

Chi avesse difficoltà a sedersi a terra può utilmente meditare seduto sulla sedia, tenendo la schiena non poggiata alla spalliera. In questa posizione i piedi è bene che poggino stabilmente sul pavimento, alla stessa larghezza del bacino e che si trovino sulla stessa verticale delle ginocchia.

In qualunque posizione ci si siede le spalle devono essere rilassate, leggermente spinte indietro, così che si apra il petto. Il mento deve essere rientrato e la nuca punta verso l’alto. Le mani possono essere incrociate in grembo o poggiate sulle cosce

Gli occhi saranno tenuti chiusi o, se dovesse dar fastidio o nel caso si avverta uno stato di torpore o sonnolenza, aperti, posati in basso, senza mettere a fuoco.

La schiena deve essere mantenuta bene dritta, un aiuto consiste nell’immaginarsi che ci sia un filo che tira la testa verso l’alto, mentre la mascella e tutto il resto del corpo pendono dalla testa. Altrimenti ci si può dondolare in avanti e di lato, in modo sempre più impercettibile, fino a trovare il punto di maggiore equilibrio. Infine si può far riferimento ad una colonna con la base radicata a terra e con il fusto eretto verso il cielo.

Se la posizione diventa troppo scomoda, conviene cambiarla, facendo divenire anche questa una pratica di consapevolezza, rimanendo per un po’ con la scomodità, osservando le proprie reazioni emotive e solo dopo, lentamente, fare gli aggiustamenti alla postura.

Con la meditazione si focalizza la propria consapevolezza sulla postura e sul respiro. Osservando il proprio corpo mentre mantiene una corretta posizione, recuperandola quando avvertiamo la schiena piegarsi, si reclina il capo, si modifica la posizione delle mani o si perde il contatto a terra delle ginocchia. Occorre inoltre mantenere l’attenzione al respiro senza giudicarlo, controllarlo o modificarlo. Se è superficiale, affannoso, calmo o profondo lo si osserva semplicemente come tale. Con il tempo e la pratica, il respiro diventerà quieto e impercettibile, l’espirazione si farà sottile e prolungata e l’inspirazione breve e decisa.

La mente è programmata per “ruminare” costantemente pensieri, saltellando continuamente dal passato al futuro – ipotizzando di poter controllare il corso degli eventi facendo riferimento alle esperienze vissute – finendo per perdersi nel “film” interiore, che la distoglie dalla realtà.

L’attenzione alla postura e alla respirazione permette alla mente di àncorare il processo del pensiero alla effettiva realtà del momento presente, rispetto al passato che non è più e al futuro che deve ancora essere.