Sono nato a Roma il 3 ottobre 1962
Ho seguito il mio iter scolastico presso il Collegio Santa Maria, conseguendo la maturità scientifica.
Mi iscrivo quindi alla facoltà di Economia e Commercio, ma subito mi rendo conto di non trovarvi soddisfazione, quelle che invece mi dava lavorare nel mondo della notte, ove avevo cominciato a lavorare come animatore nelle discoteche
Il sentimento di adeguatezza che me ne derivava, però, non saturava la voglia di provare a rispondere agli interrogativi interiori che avvertivo. Maturo la decisione di reiscrivermi all’Università, questa volta però operando una scelta. Già con l’insegnamento della filosofia al liceo mi ero avvicinato al pensiero di Freud, lessi poi, in quegli anni, alcune opere del padre della psicoanalisi, fino a sentire che volevo saperne di più e questo mi spinse al corso di laurea in Psicologia.
Comincio a frequentare le lezioni ed a studiare di giorno, lavorando di notte, trovando soddisfazione in entrambi questi mondi così differenti.
All’epoca non pensavo per nulla che quel tipo di passione sarebbe per me diventata un’attività lavorativa, avevo così tante soddisfazioni economiche e riconoscimenti dall’impegno come disc jockey, da considerare lo studio della mente quale puro piacere di conoscenza.
A 26 anni mi bloccai nel redarre la parte compilativa della ricerca di fine studi: dopo avere corso tanto nella preparazione degli esami, per un anno e mezzo mi fermo e non riesco più a scrivere una riga. Ho chiesto quindi aiuto al mio relatore, psicoanalista, che mi dette un’indicazione per cominciare una psicoterapia. mi laureo dopo sei mesi, nel 1990.
La prima esperienza di lavoro come psicologo l’ho fatta subito dopo la laurea, con il tirocinio di un anno presso una comunità per giovani pazienti psichiatrici. Vi rimango anche un secondo anno a lavorare, dopo aver superato l’esame di Stato per l’abilitazione professionale. Qui entro in contatto con la malattia mentale, in una situazione però, quella comunitaria, dove tra operatori ed utenti era labile il confine che fungeva da distinguo.
Questa attività lavorativa mi ha influenzato molto riguardo gli interessi professionali. Osservando infatti come le rare uscite con i congiunti degli ospiti della comunità coincidessero con comportamenti regrediti, cominciai ad incuriosirmi della terapia familiare. Mi iscrissi e completai il training come psicoterapeuta nel 1996, presso il Centro Studi di Terapia Sistemico Relazionale.
Un’altra importante considerazione riguardò il riconoscere come spesso le prime avvisaglie di un disturbo mentale si manifestino in adolescenza, soltanto che sono spesso sottovalutate, in parte perché c’è la difficoltà dei familiari a considerare un loro caro come schizofrenico, ma soprattutto per la carenza di istituzioni pubbliche preposte a questo tipo di intervento.
Queste due riflessioni mi portarono a cercare altro, ad avvicinarmi a quell’adolescenza in cui i disturbi non venivano riconosciuti
Non avendo impellenti necessità economiche, guadagnavo abbastanza con l’altra attività e con il desiderio di ampliare il mio bagaglio esperienziale, lasciai il lavoro con pazienti psichiatrici per fare un anno il volontario presso un consultorio per adolescenti.
Se in comunità il lavoro era principalmente riabilitativo-terapeutico, qui il focus era soprattutto di tipo preventivo: si lavorava con gli adolescenti e gli adulti di riferimento, genitori ed insegnanti, per promuovere la salute mentale. Quest’obiettivo si perseguiva con progetti realizzati nelle classi scolastiche e con colloqui psicologi.
Anche questa seconda esperienza come psicologo, nel consultorio per adolescenti, è stata molto importante. Per tre anni vi rimango a lavorare come consulente a contratto, permettendomi l’affrancamento dall’attività in discoteca, che avevo cominciato a vivere sempre più come stretta e non più gratificante. Nel consultorio acquisisco profonde competenze, faccio esperienze molto differenti ed interessanti, ma soprattutto conosco un gruppo di colleghi molto motivati con cui decidiamo di fondare un’associazione no profit.
Cominciammo a realizzare gli stessi progetti “appresi” nel consultorio. Diventammo imprenditori, presentando alle istituzioni pubbliche (Circoscrizioni, Provveditorato, Comune, Regione, ecc.) progetti di intervento sul territorio, scuole soprattutto, ma anche altri contesti come la discoteca, i muretti, gli stadi, le palestre, ovvero tutte quelle realtà outdoor in cui poter incontrare adolescenti per fare prevenzione dei comportamenti a rischio.
Nel 1999 pongo fine a quest’esperienza per dedicarmi al lavoro nello studio privato che, progressivamente, mi aveva sempre più assorbito. Continuo a lavorare nel mondo della scuola e con strutture del terzo settore come libero professionista.