MINDFULNESS SELF-COMPASSION

MINDFULNESS SELF-COMPASSION

7 Gennaio 2021 0 di Roberto Torresi

L’influenza dell’ambiente

Vivere in una società fondata sulla competizione con l’Altro e sui consumi, nella quale “se non hai non sei”, la cui cultura è orientata al dover fare, al non si è mai abbastanza, nella quale la dignità è commisurata ai risultati, ove si rincorre l’ideale della perfezione e affetto/beni non vengono distribuiti a chi commette errori, può togliere tempo e qualità alle relazioni educative.

La rappresentazione del sé

È possibile che un bambino trascurato affettivamente, al quale non vengono dedicate sufficienti attenzioni, del quale vengano ignorati i suoi bisogni emozionali di conferma delle sue capacità e di rassicurazione dalle paure che vive, che viene umiliato se non rispecchia le aspettative degli adulti di riferimento, genitori o insegnanti, subendo un comportamento intimidatorio (la sottrazione dell’affetto se non si corregge), non riesca a sviluppare una rappresentazione interna di se stesso come degno di amore, con una stabile autostima che gli permetta di stabilire relazioni sane e soddisfacenti.

L’autocriticismo

Crescendo si può così arrivare ad interiorizzare l’idea di non meritare affetto e fiducia, di non esserne degno e, attribuendo questa emozione al “non andare bene”, si sviluppi l’unico potere, negativo, che si immagina di possedere, quello di togliere agli altri l’arma del giudizio, cominciando ad utilizzarla su se stesso: l’autocriticismo. Si tratta di una variabile di personalità caratterizzata dalla tendenza a giudicarsi negativamente ogni qual volta non si soddisfino standard prestazionali elevati di vario genere, che ci è autoimposti.

Un atteggiamento severo verso se stessi, perennemente insoddisfatto è sostenuto dall’idea che esso costituisca uno sprone a essere migliori, ad ottenere risultati, sperando, finalmente, di essere amati e apprezzati dagli altri. In realtà si tratta di schemi mentali distorti, smentiti da una nutrita serie di studi i quali dimostrano che il biasimo ed il disprezzo non producono alcun incremento sulle prestazioni di qualsiasi natura, intaccando inoltre l’autostima.

Gli effetti dell’autocriticismo possono rivelarsi sotto forma di sabotaggi, ad esempio nelle relazioni affettive e sentimentali o nel lavoro, solo molto tempo dopo la trascuratezza affettiva vissuta. Per questo motivo spesso, senza un aiuto specialistico, è difficile reperire l’origine degli atteggiamenti rigidi e severi che ci si riserva e che costituiscono un’importante causa di malessere, di isolamento e impotenza.

L’allenamento ad uno dei più universali sentimenti, la Compassione, rappresenta un accorgimento per ammorbidire l’autocriticismo. Condividere, sentirsi in comunione, “sulla stessa barca” è un bisogno fondamentale dell’essere umano e questa reciprocità affettiva fornisce conforto al sentimento di solitudine che genera malessere.

La Compassione

La parola compassione deriva dal latino (cum = insieme e patior = patire) e rappresenta la partecipazione alla sofferenza, fisica o emotiva, dell’altro. Nel corso dei secoli il nobile significato originale è degradato nell’accezione più dispregiativa del concetto di pietà. È, ancora una volta, un effetto dell’influenza ambientale, in tutte le culture occidentali, infatti,  i termini compassione e gentilezza, si confondono con indulgenza e remissività.

A vederla da vicino invece, al pari dell’Amore, la Compassione è un sentimento che connette gli esseri umani. Attraverso la condivisione intima di un dolore inizialmente alieno, sotto forma di affetto incondizionato, si annulla la separazione dagli Altri. Quando questo accade, nasce in noi il desiderio di prenderci cura e di aiutare in qualche modo la persona che sta soffrendo.

Offrire comprensione e gentilezza agli altri quando si sentono fragili, in pericolo o vivono un emozione dolorosa, invece che giudicarli con durezza, genera un vissuto di comunione che finisce per trascendere la sofferenza, divenendo energia vitale ed entusiasmo.

Il senso negativo della pietà viene superato quando ci rendiamo conto che la sofferenza, gli errori e i difetti fanno parte di un’esperienza umana che accomuna tutti gli individui.

La Self-Compassion

Rivolgere a se stessi la compassione comporta accogliere ed onorare la propria condizione umana, limitata ed imperfetta, fatta anche di frustrazioni e di fallimenti, senza combatterla in continuazione. Significa regalarsi un atteggiamento di comprensione e di sostegno, lo stesso che potremmo avere verso un caro amico che sta passando un momento difficile, un fallimento o che si giudica in modo negativo.

Sperimentare il sentimento dell’autocompassione rappresenta un arricchimento per il proprio benessere emotivo e cognitivo. Invece di giudicarci e criticarci senza pietà per gli errori e per i comportamenti inadeguati, possiamo provare ad essere gentili e comprensivi, proprio quando sbagliamo o non raggiungiamo gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Altre volte invece di rifuggire il dolore, ignorandolo, possiamo fermarci e regalarci una coccola, modificando il self talk, il modo in cui ci parliamo, affinché possiamo riflettere sulla difficoltà di quel momento, chiedendoci: “come possiamo prenderci cura di noi e confortarci?”

Piuttosto che accanirci contro noi stessi sentendoci inutili, inadeguati, e indesiderabili possiamo, apprendendo dall’esperienza, coltivare la motivazione a scegliere abitudini salutari, che ci fanno star bene.

La Self-Compassion utilizza tre qualità per riequilibrare le rigidità dell’autocriticismo: gentilezza, umanità e consapevolezza

Gentilezza per Se stessi vs. Autocriticismo

Essere compassionevoli con se stessi implica essere caldi e comprensivi quando soffriamo, non riusciamo o ci sentiamo inadeguati, piuttosto che ignorare il nostro dolore o flagellare noi stessi con giudizi sprezzanti.

Quando proviamo compassione riconosciamo che essere imperfetti e sperimentare le difficoltà della vita è inevitabile; non possiamo essere sempre come vogliamo o ottenere esattamente quello che vogliamo. Quando neghiamo o combattiamo questa realtà, aumenta la sofferenza sotto forma di stress, frustrazione e riduzione dell’autostima. Quando questa realtà è accettata con simpatia e gentilezza viviamo una maggiore serenità emotiva.

Senso di Umanità Comune vs. l’Isolamento

Con il termine umanità non si intende il senso comune di essere buono con gli altri ma proprio il suo significato originario, ovvero i caratteri essenziali e distintivi della specie umana, le limitazioni della natura umana, i limiti dell’intero genere umano. La Frustrazione che nasce in noi quando le cose non sono esattamente come le vogliamo è spesso accompagnata da un senso irrazionale, ma pervasivo di isolamento e ci sentiamo come se “io” sono l’unica persona che soffre o commette errori. In realtà tutti gli esseri umani soffrono. La definizione stessa di essere “umano” significa che uno è mortale, vulnerabile e imperfetto. La compassione per se stessi ci supporta nel riconoscere che la sofferenza e l’inadeguatezza personale è parte dell’esperienza umana condivisa – qualcosa che attraversiamo tutti quanti piuttosto che essere qualcosa che accade a “me” solo.

Mindfulness vs. Identificazione con i Pensieri e le Emozioni

La compassione per se stessi richiede un approccio equilibrato con le nostre emozioni negative: non le sopprimiamo, ma non le esageriamo. Questa posizione deriva dal mettere in relazione le esperienze personali con quelle di altri che anche stanno soffrendo, mettendo così la nostra situazione in una prospettiva più ampia.

Essa deriva anche dalla volontà di osservare i pensieri e le emozioni negative con apertura e chiarezza, in modo da poterne essere consapevoli. La Mindfulness è un stato della mente di non-giudizio e ricettività, in cui osserviamo i pensieri e i sentimenti come sono, senza cercare di sopprimerli o negarli. Non possiamo ignorare il nostro dolore e provare compassione per esso, allo stesso tempo. Allo stesso tempo essere consapevoli richiede che noi non siamo identificati con pensieri e sentimenti, in modo da esserne coinvolti e poi travolti dalla reattività.

Riferimenti bibliografici

  • Neff K., (2019), Self compassion: il potere dell’essere gentili con sé stessi, Franco Angeli
  • Gilbert P., (2019), La terapia focalizzata sulla compassione, Franco Angeli