Essere psicologo significa essere competente ad esplorare le emozioni vissute nella relazione con l’Altro. All’interno di questo rapporto è possibile sviluppare la conoscenza di noi stessi. La simbolizzazione affettiva, con la quale si categorizza la realtà, é l’oggetto dell’intervento psicologico clinico. Esso si fonda sull’analisi della domanda e sulla relazione che, con tale richiesta, viene proposta. Considero l’individualità umana e le culture che da essa discendono, una risorsa e non uno scarto da ricondurre ad una presunta normalità. L’aumento della consapevolezza ed il reperimento del senso del disadattamento costituiscono il fine del mio lavoro, piuttosto che correggere un deficit o ristabilire uno stato di benessere perso.
Lo sviluppo relazionale degli interlocutori che mi rivolgono una richiesta di assistenza rappresenta il traguardo del processo di intervento. La relazione di scambio che si istituisce nel setting rappresenta il luogo ove sperimentare la condivisione delle regole del gioco, che governano la relazione tra soggetti differenti. Quest’impegno reciproco consente la trasformazione della categorizzazione simbolica di ciò che ci è sconosciuto, ripristinando il piacere della scoperta e la curiosità per la diversità. Lo sviluppo affettivo permette di evitare quella categorizzazione ostile dell’ignoto che ha come meta l’omeostasi difensiva, attraverso la rassicurazione ed il controllo. L’interesse per l’estraneo, ovvero l’esplorazione di ciò che é “al di fuori”, ne rappresenta l’evoluzione verso mete più complesse, come la Conoscenza intesa in senso adattivo. Obiettivo é favorire la convivenza tra individui, gruppi, contesto ambientale e produttivo, promuovendone la consapevolezza e l’evoluzione dei valori che la determinano.