ADHD: COSA POSSONO FARE GLI INSEGNANTI

8 Dicembre 2018 0 di Roberto Torresi

Strategie per l’organizzazione dell’ambiente e del lavoro scolastico

INCLUSIONE – Le seguenti strategie oltre che essere utili per il bambino con difficoltà attentive e di autoregolazione, possono esserlo altrettanto per i bambini più lenti, per chi ha difficoltà di apprendimento e per gli alunni che comprendono, ma che faticano a individuare un buon modo per procedere nello svolgimento dei compiti

AMBIENTE PREVEDIBILE – è utile predisporre un contesto facilitante; più strutturate e regolate saranno le giornate, meno instabile sarà il comportamento del bambino.

Occorre tenere a mente che bambini con ADHD:

  • sottovalutano i pericoli oggettivi
  • non si rendono conto di poter “ferire” le altre persone
  • compiono azioni proibite senza prevedere la punizione che gli verrà inflitta

Scarsa attenzione delle Conseguenze > Capacita di Prevedere > Processo decisionale

INTERVENTO PREVENTIVO

Aiutare i bambini a prevedere le conseguenze di determinati eventi prima di agire, attraverso le seguenti strategie:

  • Offrire informazioni di ritorno al bambino, per aiutarlo a riflettere su quali siano state le conseguenze (negative, ma anche positive) dei suoi atti.
  • Instaurare delle routine. La regolarità e la prevedibilità della vita scolastica influenza positivamente  la stabilità del comportamento.
  • Stabilire delle regole. Aiuta il bambino a organizzare i propri spazi e tempi e a sapere in anticipo quali azioni siano da considerarsi fuori dalle norme stabilite.

ORGANIZZAZIONE DELLA CLASSE E DEI TEMPI DI LAVORO

La disposizione dei banchi dovrà favorire lo scambio dell’alunno ADHD con l’insegnante, evitando i compagni con i quali più entra in simmetria e le fonti di distrazione, come finestra, porta, cestino…

Disegnando la pianta della classe, con porta, finestra, armadi e lavagna, per disporre banche e cattedra, si potrà assegnare ad ogni bambino il posto adatto alle sue esigenze. È utile la presenza di un grande orologio, per segnare i tempi di lavoro, ma andrà posto sulla parete in fondo alla classe, alle spalle degli studenti, visibile direttamente solo dall’insegnante.

ATTIVITÀ ROUTINARIE/STRUTTURATE E TEMPI DI LAVORO PRESTABILITI

Per i bambini maggiore è la comprensione di cosa l’ambiente si aspetta da loro, più sarà possibile che cerchino di soddisfarne le richieste. È utile fare un inventario delle routine di classe, rendendole esplicite quali regole di comportamento.

REGOLE DELLA CLASSE

Condivise, nell’approvazione e nella possibilità di modificarle, sono utili per regolare le interazioni fra i pari e con gli adulti.

È importante che le regole siano:

  • proposizioni positive e non divieti,
  • semplici (espresse chiaramente),
  • descrizioni “operative” di azioni, concrete e non vaghe,
  • formulate con simboli pittorici colorati,
  • poche (8-10), espresse sinteticamente.

TEMPI DI LAVORO

Sbagliare la valutazione relativa ai tempi di svolgimento e/o alla difficoltà di un compito è una delle cause che maggiormente ostacolano una buona organizzazione del lavoro.

In questo caso l’aiuto dell’insegnante permette ai bambini di identificare il “quantitativo di impegno” necessario allo svolgimento di ogni consegna, attraverso:

  • stima del tempo (verifica della corretta comprensione delle indicazioni di lavoro)
  • simboli pittorici, che riassumano tempi e difficolta di lavoro, ‣…►, 😊…☹️

ORGANIZZAZIONE DEL MATERIALE DI LAVORO

Rappresenta una delle difficoltà più frequenti nei primi anni di scuola per TUTTI i bambini, che non hanno cura della propria attrezzatura scolastica:

  • non la portano a scuola,
  • ne perdono parte,
  • disturbano i compagni chiedendogli la loro con insistenza

Cartellone di materiali e Schema del materiale necessario per ogni materia nel diario

ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO SCOLASTICO

Rilevare i punti di forza e punti di debolezza dei bambini (eventualmente fosse necessario ho delle schede dedicate).

Non sempre è facile tener presenti le abilità dei bambini, mentre le loro difficoltà saltano agli occhi.

I bambini più difficili saranno tanto più gestibili quanto più gli verranno attribuite delle risorse e riconosciute delle abilità.

Le procedure per intervenire sui fattori specifici, che compromettono l’esecuzione di un compito, sono:

  1. Difficoltà a mantenere l’attenzione nel tempo: conoscere il tempo di “tenuta attentiva” degli alunni, spezzettare i compiti lunghi con brevi pause. L’esercizio permetterà di ampliare gradualmente i tempi di lavoro, aumentando il mantenimento della concentrazione.
  2. Difficoltà a porre la necessaria attenzione alle consegne: far rileggere la consegna riassumendola con parole proprie, sottolineare con un pennarello colorato, guidati dall’insegnante, le parti salienti delle istruzioni e costruire un piano d’azione per punti, riportandolo alla lavagna.
  3. Impulsività e scarsa pianificazione: “oggettivare” l’inizio delle attività e procedure per l’esecuzione di un compito. Le procedure sarebbe bene crearle in classe.
  4. Procedure di controllo poco efficaci: possono essere favorite sollecitando una verifica con segnali “esterni”, come l’uso di un timer o i “segnali concordati” con l’insegnante che forniscono un mezzo efficace per sintonizzarsi sull’attività senza dover ricorrere ad un richiamo, che può diventare punitivo e paradossalmente rinforzante e in certi casi favorire la comparsa di comportamenti di tipo oppositivo. Anche la “caccia all’errore” è un’utile procedura di controllo del lavoro svolto, al termine del quale tutte le inesattezze individuate e auto corrette non vengono considerate nella valutazione finale del compito che l’insegnante fornirà.

ATTIVITÀ TEMPO LIBERO O SITUAZIONI NON STRUTTURATE

L’impressione superficiale dei comportamenti oppositivi/provocatori è l’imprevedibilità, in realtà essi rivelano la difficoltà del bambino a pianificare e autoregolare il comportamento, che è fortemente influenzato dal contesto.

Tutti i momenti della vita scolastica in cui non siano del tutto chiari ruoli e regole, ad esempio l’intervallo o il tempo di gioco dopo la mensa, e di quelli che si presentano come “caotici”, cioè il passaggio da un luogo ad un altro all’interno della scuola, l’inizio e la fine delle lezioni, la mensa e le uscite, rappresentano situazioni potenzialmente “scatenanti”.

In questi momenti alcuni bambini possono trovarsi in difficoltà e soprattutto sperimentare maggiormente il rifiuto da parte dei compagni.

È necessario strutturare le diverse attività e predisporre sequenze di azioni prestabilite.

Di seguito alcune strategie per strutturare regole, proporre attività, definire ritmi e tempi, stabilire un calendario routinario che possono aiutare a salvaguardare, rendendoli più prevedibili, alcuni ambiti temporali scolastici poco definiti.

  1. Intervallo (permettere alcune attività anche movimentate, non decidendo mai di utilizzarlo come punizione). È bene regolare il momento di passaggio dall’aula al cortile o al corridoio, fare proposte ludiche, quindi, finita l’attività prevedere alcuni minuti di “decompressione” con attività di passaggio che possono favorire una migliore disposizione verso il lavoro scolastico.
  2. Tempo libero dopo la mensa, ad esempio la “banca dei giochi”, permette l’insegnante di supervisionare le attività, i gruppi di gioco che si formano, monitorando I bambini che non vengono coinvolti nei gruppi.
  3. Passaggio da un luogo a un altro. È utile evitare che avvenga troppo precipitosamente, ciò contribuisce ad eccitare i bambini e, quindi, ad aumentare il numero di “incidenti” dovuti allo scarso autocontrollo.
  4. Inizio e fine della lezione. Anche in questo caso è meglio rinunciare a 5 minuti di lezione, evitando di terminarla di fretta.
  5. Mensa. Gratificazione con assegnazione di punti e di ruoli a turno di “controllo” ai bambini, “premio mensa”, in collaborazione con la famiglia.

COMPITI E STRUTTURA DELLA LEZIONE

Le consegne scritte sul diario, vanno verificate e favorita la correttezza.

La lezione efficace può favorire la modulazione del livello attentivo del gruppo classe.

Ci si può avvalere dei seguenti suggerimenti:

  • seguire l’ordine degli argomenti dato all’inizio della mattina;
  • usare tempi di lavoro correnti, non troppo lunghi;
  • presentare l’argomento in modo stimolante (figure, audiovisivi, input colorati)
  • ricordare delle domande rende i bambini attivi, quindi più motivati perché se fatte utilizzando i loro nomi catturano maggiormente la loro attenzione;
  • strutturare il più possibile i compiti, rendendo esplicite le procedure utili per il loro svolgimento;
  • usare un tono di voce variato, vivace, non mono-tono;
  • alternare compiti attivi, che richiedono al bambino di agire, e compiti passivi, come l’ascolto di una spiegazione;
  • favorire la partecipazione attiva, ma secondo le regole di comportamento condivise (alzare la mano, rispettare il proprio turno, non interrompere un compagno parla, ecc.).

Specifici per bambini ADHD

Facciamo una gara?

Impostare in modo competitivo lo svolgimento dei compiti deprime il livello motivazionale dei bambini con difficoltà, che si trovano a dover prevedere l’ennesimo loro insuccesso. Provare a proporre qualche “gara” in ambiti in cui anche i bambini con difficoltà possono dimostrare le loro abilità può invece essere motivante, dando l’occasione per rinsaldare i loro punti di forza e per migliorare il loro senso di auto efficacia. 

SUGGERIMENTI PER LA DIDATTICA

In una classe in cui si hanno problemi di scarso controllo, tendenza a non rispettare le regole, forte impulsività, cattivo rapporto agli adulti con i coetanei, episodi di oppositività o di aggressività, la priorità per gli insegnanti diventa la gestione comportamento dei bambini, che spesso è talmente disturbante da impedire una normale conduzione della didattica nella classe.

Diventa opportuno strutturare interventi che modifichino parzialmente la didattica della classe basandosi su parametri più funzionali per bambini con difficoltà di vario tipo, in modo da favorire una didattica di tipo inclusivo.

Generalmente il processo di insegnamento/ apprendimento può essere strutturato in tre diverse modalità: 

  1. competitiva, il successo di un alunno dipende dall’insuccesso degli altri,
  2. individualista, I traguardi raggiunti da ogni bambino sono indipendenti/indifferenti da quelli che conseguono gli altri,
  3. cooperativa, la buona riuscita di un alunno implica/dipende dalla riuscita del lavoro dei compagni.

Diverse recenti ricerche indicano che, rispetto all’apprendimento competitivo o individualista, quello cooperativo, oltre che raggiungere gli obiettivi di apprendimento stabiliti, favorisce una maggiore interazione all’interno del gruppo dei pari anche nel caso di bambini con difficoltà, una maggiore empatia e un’accresciuta autostima, miglioramenti nella qualità dell’interazione verbale e della prossimità fisica.

Attività con il computer

Si rivelano molto motivanti per i colori, la grafica, la musica e l’autogestione

Corrette informazioni di ritorno per un miglior controllo

Il bambino con difficoltà sa, in linea teorica, cosa e come dovrebbe fare, ma non utilizza questa informazione al momento giusto, ad esempio non si rende conto che proprio quella la situazione attuale bisogna aspettare il proprio turno o ricordarsi di alzare la mano.

Occorre evitare di utilizzare subito i rimproveri, cercando invece di interrompere il comportamento indesiderato del bambino fornendogli informazioni sul comportamento corretto. È opportuno che questo avvenga passando spesso fra i banchi per controllare lo svolgimento dei compiti, segnalando subito eventuali errori o procedure scorrette, possibilmente a bassa voce ed evitando di stigmatizzare inesattezza, fornendo piuttosto indicazioni operative per il corretto svolgimento, senza alcuna aggressività richiamo fatto al bambino.

Le note

Molti bambini iperattivi/oppositivi, abituati a continui rimproveri, assegnano poco peso alla qualità, positivo o negativa, dell’attenzione loro rivolta dagli adulti e si limitano ad apprezzare, talvolta provocando apertamente, qualsiasi forma di attenzione, gratificante o punitiva che sia.

Si può arrivare al paradosso che le note da punizione vengano categorizzate come una forma “speciale” di attenzione. Occorre pertanto elaborare altre forme di reazione al comportamento scorretto del bambino, tenendo a mente l’effetto “inflattivo” delle sanzioni e impostare una buona strategia di comunicazione scuola-famiglia in cui si evidenzino le informazioni su ciò che di positivo il bambino ha fatto, in modo da favorire la collaborazione piuttosto che lo scarico delle responsabilità o, al meglio,la “fuga” dei genitori.

Riflessione collettiva sull’attenzione e sui fattori che ci rendono disattenti

L’attenzione è una funzione cognitiva necessaria all’esecuzione di tutte le attività quotidiane, sia scolastiche, sia extra-scolastiche.

Negli ultimi anni è aumentato il livello di complessità delle richieste quotidiane di tipo cognitivo nei confronti dei bambini e le stesse proposte di svago (ad es. videogiochi o device elettronici) sono diventate molto ricche e variegate dal punto di vista sensoriale. Ciò ha determinato un maggior grado di coinvolgimento, da parte dei bambini, nei confronti di attività che sono intrinsecamente motivanti, ma che richiedono un minor sforzo cognitivo e di mantenimento dell’attenzione.

Questa “richiesta” minore sta producendo delle modificazioni nella capacità di mantenere l’attenzione del bambino a scuola. Oggi gli alunni si mostrano meno disponibili di un tempo ad impegnarsi nel mantenere l’attenzione e la concentrazione, con ripercussioni nella comprensione, nella memoria e nella motivazione.

Gli insegnanti si lamentano che i bambini manifestano difficoltà a:

  • lavorare su uno stesso compito per un periodo di tempo sufficientemente prolungato,
  • seguire le istruzioni fornite durante le lezioni,
  • organizzare il proprio materiale,
  • completare quanto si è iniziato e
  • non lasciarsi distrarre dai compagni o da rumori occasionali.

Considerato che i fattori che determinano una buona attenzione dipendono:

  • dall’efficienza del sistema cognitivo,
  • dalla conoscenza e dal controllo come persona ha su di esso e
  • dalle caratteristiche degli stimoli esterni,

un intervento efficace su questi aspetti, attuabile a livello scolastico, si rifarà ai modelli metacognitivi, secondo i quali l’alunno può imparare a gestire meglio i processi cognitivi se riceve un insegnamento centrato sulla conoscenza di strategie specifiche e sul monitoraggio del proprio funzionamento mentale.

Nello specifico significa che il bambino dovrà:

  • conoscere i vari tipi di attenzione e riflettere su come essi influiscono nello svolgimento delle attività,
  • conoscere e usare strategie adeguate alla gestione e al controllo dei propri processi attentivi,
  • riconoscere gli esiti negativi quando non vengono applicate e
  • riflettere sul rapporto esistente da attenzione, comprensione, memoria e motivazione.

Un’intervento metacognitivo sull’attenzione può rivelarsi utile per l’intera classe e non solo per i bambini con deficit attentivi e comportamenti provocatori.

Ad esempio si può cominciare dalla discussione in classe che riguardi tematiche quali:

  • l’autovalutazione del proprio comportamento attentivo,
  • la considerazione dei fattori che producono disattenzione e
  • un esame di quello che succede in classe e del comportamento dell’insegnante.

Strategie scolastiche che permettono di mantenere l’attenzione e l’attività 

La capacità di apprendimento e un appropriato comportamento scolastico dipendono dalle abilità del bambino ad orientarsi, a mantenere l’attenzione e a mantenere la sua attività entro certi livelli per un determinato periodo di tempo.

Accorgimenti per contenere un’eccessiva attività (iperattività)

Non tentare di ridurre l’attività, ma incanalarla ed utilizzarla per accettabili finalità.

  • Dare incarichi che permettano il movimento controllato nella classe per fini non distruttivi.
  • Permettere di stare in piedi di fronte al proprio posto, specialmente in prossimità della fine del compito.

Usare l’attività come un premio.

  • Dare il permesso per una attività (es. dare incarichi come portare un messaggio a qualcuno, pulire la lavagna, mettere a posto i libri della cattedra, sistemare le sedie) quale riconoscimento individuale di un suo successo.

Usare l’attività come risposta alle istruzioni.

  • Usare metodi di insegnamento che incoraggino la risposta attiva (es. parlare, muoversi, organizzarsi, lavorare alla lavagna).
  • Incoraggiare a tenere un diario dove scrivere, colorare ed altro.
  • Insegnare al bambino a fare domande pertinenti.

Accorgimenti per contenere l’incapacità di attendere (impulsività)

Non chiedere al bambino di aspettare, ma dargli un sostituto verbale o una risposta motoria da compiere durante l’attesa, e, quando possibile, nel frattempo incoraggiare il suo fantasticare.

  • Istruire il bambino a continuare una parte più facile del suo compito (o a farne uno sostitutivo) nell’attesa dell’aiuto dell’insegnante.
  • Insegnare al bambino ad affrontare in un test per prime le risposte a lui note.
  • Abituare il bambino a sottolineare o a riscrivere le domande prima di cominciare, oppure a colorarne, con un evidenziatore, le parti più rilevanti.
  • Incoraggiare il bambino a scarabocchiare o a giocare con la gomma, col segnalibro o con la matita mentre aspetta o sta ad ascoltare delle istruzioni.
  • Incoraggiarlo a prendere appunti (anche se solo per poche parole, quelle che lui reputa le più importanti.

Incoraggiare il bambino a tirare fuori le sue capacità positive di leadership invece di fraintendere la sua incapacità di attendere come impazienza o prepotenza.

  • Suggerire o rinforzare altri ruoli (es. fare il capofila, distribuire i fogli).
  • Per i bambini che sempre interrompono, insegnare loro come riconoscere le pause nella conversazione e come non perdere il filo del discorso.
  • Indicare al bambino quando serve un maggior autocontrollo per una specifica attività.
  • Insegnare e rinforzare le convenzioni sociali (es. buongiorno, ciao, per favore, grazie).

Accorgimenti per evitare la caduta dell’attenzione durante i compiti e nelle attività

Diminuire la lunghezza del compito.

  • Dividere il compito in parti più piccole che possano essere completate il diversi momenti.
  • Dare due compiti, facendo svolgere prima quello che piace di meno al bambino, e poi il suo preferito.
  • Far fare pochi esercizi alla volta.
  • Nel presentare il compito usare un linguaggio preciso e globale.
  • Parcellizzare il compito da memorizzare invece di presentarlo nella sua globalità.

Rendere i compiti più interessanti.

  • Permettere di lavorare in coppia, in piccoli gruppi.
  • Alternare compiti molto interessanti ad altri meno interessanti.
  • Usare LIM durante le spiegazioni.
  • Far sedere il bambino vicino alla maestra.

Cercare le novità, specialmente alla fine di un lungo compito.

  • Trasformare in gioco la correzione dei compiti.
  • Trasformare in gioco il ripasso mnemonico.

Non incoraggiare o rinforzare il giudizio di “bella addormentata”, ossia se il bambino guarda fuori dalla finestra o ad un altro bambino non significa perciò che sia disattento. Purché il suo comportamento non sia di disturbo, non pretendere da lui una quiete assoluta che non sempre coincide con una reale attenzione.

Accorgimenti per evitare la mancanza di partecipazione e l’inconstanza nel terminare i compiti

Andare incontro alle scelte ed agli specifici interessi del bambino nei compiti.

  • Permettere, entro certi limiti, la scelta del compito, dell’argomento, dell’attività.
  • Capire le preferenze del bambino ed usarle come incentivo.
  • Attirare l’attenzione del bambino al compito.

Assicurarsi che i compiti coincidano con le capacità di apprendimento del bambino e con le sue attitudini.

  • Permettere modalità alternative di risposte (es. scritte a macchina, con il computer, registrate a voce).
  • Alternare il livello di difficoltà del compito.
  • Assicurarsi che il mancato svolgimento di un compito non dipenda dalla disorganizzazione.

Accorgimenti per superare la difficoltà ad iniziare un compito.

  • Aumentare la strutturazione e l’importanza delle parti più rilevanti di un compito o delle convenzioni sociali.
  • Predisporre l’attenzione del bambino alle richieste orali (es. dandogli anche delle istruzioni scritte, permettendogli di prendere appunti).
  • Dare una struttura precisa ai compiti ed ai test (es. usare fogli a quadretti per la matematica, stabilire degli standard per i compiti, essere il più specifici possibile).
  • Inquadrare la struttura globale del compito (es. le domande fondamentali, il percorso da compiere, le tavole del contenuto).
  • Permettere il lavoro in coppia o in piccoli gruppi purché a bassa voce.
  • Colorare, cerchiare, sottolineare, o riscrivere le istruzioni od i punti più difficili.

Accorgimenti per completare in tempo i compiti assegnati

Incrementare l’organizzazione del lavoro con l’uso di liste, diari, quaderni di appunti, cartelline.

  • Assegnare i compiti al bambino scrivendoli su agendine tascabili.
  • Scrivere i compiti assegnati sulla lavagna ed assicurarsi che li abbia copiati.

Stabilire le consuetudini per quanto riguarda l’uso dei materiali della classe e per il vestiario.

  • Aiutare il bambino ad organizzare, con l’uso di raccoglitori, i compiti già fatti e quelli da svolgere; lo stesso vale per gli appunti presi in classe per mantenerli in ordine cronologico.
  • Spingere i genitori a stabilire in casa consuetudini giornaliere su come riporre i libri ed usare il materiale scolastico.
  • Aiutare il bambino a tenere in ordine il banco organizzandogli lo spazio.

Organizzare il suo ambiente con divisori e materiali colorati.

  • Insegnare al bambino l’abitudine di porsi delle domande prima di iniziare qualcosa o di lasciare un luogo (es. “Ho tutto quello che mi serve?”)
  • Scrivere promemoria da mettergli sul banco, sui libri, sul diario.
  • Incrementare la programmazione sequenziale del pensiero.

Esercitarsi alla programmazione.

  • Programmare le differenti attività (di cosa si ha bisogno, come dividere i compiti in più parti)
  • Prevedere il tempo necessario per ogni singola attività.
  • Insegnare strategie per studiare.

Usare classificazioni, divisioni logiche, ripartizioni.

  • Insegnare l’uso di sistemi di scrittura col computer per riordinare le idee.
  • Insegnare al bambino a prendere note divise in tre colonne quando ascolta le spiegazioni o legge il materiale (punti principali, punti di supporto, domande).

Accorgimenti per ovviare ad una scarsa abilità manuale alla scrittura

Ridurre la necessità di scrittura manuale.

  • Non obbligare il bambino a ricopiare del materiale: ciò diminuirà il suo livello di qualità invece di migliorarlo.
  • Permettere al bambino di utilizzare gli appunti dei compagni o dell’insegnante.
  • Accettare compiti battuti a macchina, scritti al computer o registrati.

Non pretendere sempre alti livelli di qualità nella scrittura dei compiti ma solo nelle parti più importanti dove è indispensabile la chiarezza.

  • Colorare, evidenziare, sottolineare quelle lettere che di solito il bambino non è capace di fare in corsivo.
  • Ridurre lo standard per una scrittura accettabile
  • Evidenziare quelle parti del lavoro particolarmente ben fatte.

Accorgimenti per migliorare la scarsa stima di sè

In generale riconoscere le capacità e gli sforzi del bambino.

  • Richiamare l’attenzione sulle capacità del bambino creando, ogni giorno oppure ogni settimana, dei momenti in cui lui o lei possano mostrare i loro talenti.
  • Riconoscere che l’eccesso di attività può anche significare un aumento di energia e di produttività.
  • Riconoscere che essere un capobanda è una qualità da leader.
  • Riconoscere che l’attrazione a nuovi stimoli porta anche alla creatività.

Aumentare la soddisfazione del successo aiutando il bambino a migliorare le sue qualità.

  • Riconoscere l’entusiasmo del bambino ed usarlo per sviluppare le sue qualità.
  • Evidenziare i suoi successi e non i suoi errori.

Coinvolgere il bambino nella soluzione delle sue difficoltà.

  • Fare, insieme al bambino, un elenco dei suoi comportamenti negativi, descrivendo i momenti più difficili e decidere le strategie che possono essere adoperate per evitare guai. Questo colloquio va tenuto privatamente, con calma e con l’atteggiamento di chi cerca di risolvere dei problemi, non per colpevolizzare il bambino.
  • Fare “giochi di ruolo” con il bambino in queste situazioni per praticare comportamenti alternativi.
  • Iniziare con un solo comportamento a cambiare, tenendo una scheda apposita per registrare successi ed insuccessi. Tener conto alla fine di ogni giorno di quante volte il bambino è riuscito ad adoperare una strategia positiva.
  • Dopo il primo miglioramento, aggiungere un altro comportamento da cambiare e decidere assieme al bambino la strategia (o le strategie) che devono essere adoperate.