SVILUPPARE L’ATTENZIONE CON LA PRATICA INFORMALE

SVILUPPARE L’ATTENZIONE CON LA PRATICA INFORMALE

12 Marzo 2019 0 di Roberto Torresi

Con pratiche informali si intendono tutte quelle situazioni della propria vita quotidiana che, intenzionalmente, facciamo diventare un’occasione per risvegliare i sensi nell’esperienza che stiamo vivendo, cercando di tenere l’attenzione sul compito, esercitando la “mente del principiante”.

Spesso le abitudini quotidiane diventano circostanze in cui i pensieri automatici o l’agire sovrappensiero sono più forti. Per questa ragione usare questi momenti come occasioni di pratica ci può permettere di registrare quanto e come tendiamo ad andarcene in un altro luogo ed in un altro tempo, prendendo così contatto con cosa significhi, nella pratica, essere presenti nel qui ed ora.

Portando la pratica della consapevolezza nella vita quotidiana comprendiamo se, nella situazione che stiamo vivendo, stiamo rispettando noi stessi con accettazione, compassione, capacità di lasciar andare, non giudizio, fiducia nelle proprie possibilità, equanimità, senza sforzarci ed essere altrove rispetto a dove siamo.

Le pratiche informali diventano momenti dove espandere la consapevolezza del presente, offrendo la possibilità di imparare a rispondere, anziché reagire.

Che sia lavare i piatti, allacciarsi le scarpe o guidare l’automobile, esercitare la propria consapevolezza, in quello che abitualmente facciamo senza dedicarci attenzione, amplia a qualsiasi azione che compiamo quella stessa concentrazione che possiamo raggiungere con le pratiche formali della meditazione.

Mantenendo l’attenzione su ciò che stiamo facendo e percependo cosa significa stare nell’esperienza, man mano che si svolge in tutti i suoi particolari, perseguiamo, grazie alla costanza, il fenomeno gutta cavat lapidem (la goccia scava la pietra, lat.) riuscendo, così, ad essere maggiormente resilienti ai piccoli stress quotidiani, come la coda nell’ambulatorio medico o la guida nel traffico e favorendo l’agio.

Il pasto, ad esempio, può diventare una esperienza di consapevolezza che ci permette di accorgerci del senso di fame e del senso di sazietà, anziché un riempire casuale e affrettato.

Si tratta di cogliere nel quotidiano, senza giudicarsi, la possibilità di essere presenti e consapevoli nelle azioni, nella interazione con altri e dentro gli accadimenti.

Ogni momento in cui ci diamo la possibilità di respirare dentro l’esperienza può essere considerato come una “pratica informale”.

Il quotidiano spesso trascorre “senza respirare”, cioè inspirazione ed espirazione sono corte, contratte, superficiali, trasportate da uno stile di vita concitato e frettoloso.

Qualsiasi cosa sia presente, possiamo provare a notarlo senza giudizio. In tal modo riconosciamo, direttamente, che è possibile coltivare una continuità della consapevolezza durante tutta la nostra giornata.

Praticando in “modalità informale” coltiviamo la capacità di andare oltre il giudizio o la critica, che la mente continuamente elabora e formula su ciò che accade, consentendo un accesso ad una vita più sana, creativa, presente e consapevole.

Questa modalità “attenta” permette di accedere alle nostre innate risorse per far fronte e incontrare la vita in modi che sono meno condizionati e più appropriati alle situazioni che ci troviamo ad affrontare.

Esempi di pratiche informali sono costituiti dal ricondurre l’attenzione volontaria alle sensazioni del corpo durante la giornata sia nei momenti favorevoli sia in quelli difficili. Possiamo portare l’attenzione all’esperienza dei sensi durante la doccia, mentre laviamo i denti, quando si porta a spasso il cane, truccandosi o struccandosi, facendo uno spuntino, passeggiando, durante l’attesa del turno in fila. Ma anche predisponendosi all’ascolto di ciò che dicono gli altri con curiosità e apertura, senza giudicare, ovvero non seguire elementi come la simpatia o l’antipatia, “filtri” all’ascolto della realtà così com’è.